Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)
Possiamo dire che esistano sicuramente diversi livelli di intensità dell’attitudine al miglioramento di una persona: c’è chi ricerca piccoli ma costanti miglioramenti nelle piccole cose che lo circondano, partendo ad esempio dal mettere in ordine la propria postazione lavorativa, sapendo che una lunga sequenza di piccoli perfezionamenti genera, infine, un grande miglioramento. C’è invece chi punta direttamente – o solamente – agli stravolgimenti, rimettendo in discussione lo status quo e mirando a lasciare un segno.
In ogni caso, che si tratti di raccogliere una cartaccia a terra o cercare un nuovo assetto per la propria organizzazione, l’inclinazione verso la ricerca di un miglior stato evolutivo è una caratteristica fondamentale non solo del professionista ma dell’essere umano consapevole. L’opportunità di miglioramento è sempre intorno a noi e percorrerla richiede solamente il superamento dell’inerzia iniziale.
Qualche consiglio
Nella tua vita ti sarà certamente capitato di trovarti in situazioni in cui, nell’entrare in un ambiente nuovo, ti sarai meravigliato nel riscontrare alcuni indizi di degrado o inefficienza, sorprendendoti di come questi risultassero tanto evidenti a te quando indistinguibili da chi lo frequentasse da prima. Rifletti a cosa hai pensato in quel momento: non tanto il giudizio sulle persone che non si accorgessero della necessità di intervento, ma la considerazione – che molto probabilmente avrai spontaneamente formulato – che ti saresti comportato in modo diverso, attivandoti per correggere la situazione.
I’irrefrenabile istinto ad agire per cambiare in meglio tutto ciò che ti circonda, dalle più grandi cose alle più piccole, è un elemento estremamente prezioso e dovrai sempre metterlo a frutto. C’è chi proprio non riesce a trattenersi ed, anche a costo di compiere strategici errori di irruenza ed impulsività, deve per forza mettersi in moto per modificare il sistema seguendo una sua personale e non condivisa idea di ottimalità; invece, ti consiglio di tenere un atteggiamento più moderato, proponendo raffinamenti e perfezionamenti incrementali anziché stravolgimenti radicali, assicurandoti di raccogliere il consenso e stabilendo una ragionevole strategia di attuazione, muovendoti con la necessaria pacatezza per non indurre negli altri la paura del cambiamento, ma preservando questa tua inestimabile attitudine al miglioramento e mai mettendola da parte.
Ribadendo la necessità di condividere le proprie idee prima di cercare di attuarle, ti ricordo che i sistemi si cambiano lentamente e “dall’interno”; le strategie di violento attacco sovversivo, anche quando fondate su innegabili evidenze, ottengono solo di innescare una rigida contrapposizione che rallenta se non addirittura ostacola qualsiasi progresso.
L’intervista doppia
in questa intervista doppia Alessandro Petrillo e Stefano Uffreduzzi ci parlano della spinta al miglioramento, un’attitudine che non dovrebbe mai mancare tra le caratteristiche di un professionista.
Il parere dell’Accademia
“Migliorare deve essere sempre l’obiettivo. Ma il migliorare è qualcosa che si ottiene con una forma mentis che deve essere costruita e consolidata. Innanzitutto migliorare ciò ci è intorno non può prescindere dal migliorare se stessi. Il pensare di essere migliori, di aver raggiunto il massimo, è non solo sicuramente sbagliato, ma la tomba di qualsiasi stimolo a guardare avanti. Migliorare significa confrontarsi con umiltà e raziocinio, significa ‘studiare’, perché come diceva Nelson Mandela ‘l’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo’ e solo il ‘sapere di non sapere’ socratiano ci può segnare la via per cercare sempre soluzioni migliori. Anche dove tanti hanno fallito. Anche dove tanti hanno alle volte palesemente dimostrato che non si poteva far meglio. Perché ‘solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile’ (Maurits Escher). E migliorare, con l’obiettivo e la speranza di raggiungere la soluzione ottima, vuol dire spesso attraversare fasi peggiori, come lo scalare una montagna per arrivare in vetta implica molte volte dover prima scendere lungo un pendio. Mai abbattersi e guardare sempre la vetta.” – Prof. Marcello Salmeri, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Le Dimensioni della Professionalità: qui l’introduzione e qui l’elenco completo.