Non è la statura o l’età che separano i bambini dagli adulti. È la responsabilità. (Jules Feiffer)
Con responsabilità, in questo caso, non intendo assumersi gli onori bensì soprattutto gli oneri di un incarico. È una attitudine propria di chi ha un atteggiamento proattivo perché tipicamente chi innesca una attività tende anche a prendersi il carico di essa, ma la predisposizione ad assumersi la responsabilità di scelte e compiti è qualcosa di più complesso perché va al di là del dinamismo e della prontezza di azione: significa esporsi in prima persona ed accettare di legare la propria valutazione al successo o all’insuccesso di ciò che si prende in carico.
Quando non nasce da un pericoloso esibizionismo, è tipicamente un atteggiamento di una persona consapevole che vuole garantire l’attuazione di un cambiamento nell’organizzazione, auspicabilmente diretto verso il meglio, ed è disposto ad impegnarsi per far sì che ciò accada.
Qualche consiglio
Come anche potrai leggere nella sezione dedicata alla proattività, non esitare a prenderti la responsabilità di qualcosa, se sai che riuscirai a portarla a termine. Anzi in molte occasioni – soprattutto ad inizio carriera – lo farai anche in condizioni di incertezza e sarai costretto ad intense sessioni di lavoro per onorare l’impegno preso. Ma va bene così. La maggior parte delle persone rifugge la responsabilità, perché il più delle volte gli oneri superano gli onori. Ma, ancora, va bene così: in questo scenario, chi decide di mettere in gioco la propria immagine, soprattutto per completare attività che sono di interesse collettivo, è raro e quindi molto apprezzato.
Partendo dal presupposto che all’inizio del tuo percorso lavorativo dovrai impegnarti ben oltre il ragionevole, prendersi sulle spalle l’incombenza di molte attività ti aiuterà ad affermarti, non diventando indispensabile – nessuno è indispensabile – ma arrivando molto vicino ad esserlo: più responsabilità avrai, più le persone faranno riferimento a te, più avrai modo di sviluppare interazioni e farti conoscere e dimostrare a tutti il tuo valore.
Però a quel punto, con quella visibilità, non potrai più sbagliare… fai attenzione: la responsabilità di un compito parte dal momento in cui l’accetti al momento in cui il compito termina; se dovesse essere un insuccesso, non pensare nemmeno per un secondo a scaricarla su qualcuno altro. È molto più onorevole ammettere un errore piuttosto che trincerarsi dietro una timida giustificazione. Però, siccome vorremmo evitare di trovarci in questo spiacevole frangente, quando prenderai la responsabilità di qualcosa dovrai assicurarti che gli errori non possano generarsi; e se, sfortunatamente, dovessi rilevare che qualcosa sta andando storto, sarà tuo compito rimediare, anche e soprattutto impegnandoti in prima persona, nonostante ciò che doveva essere fatto non ricadesse all’interno delle tue mansioni. Se hai la responsabilità di qualcosa, ce l’hai fino in fondo.
L’intervista doppia
In questa intervista doppia Alessandro Di Pietro e Francesco Minà ci raccontano come l’attitudine ad assumersi le responsabilità nell’ambito lavorativo sia fondamentale per un professionista, facendo anche riferimento al “credo” dell’azienda ove lavorano entrambi.
Il parere dell’Accademia
“‘Credi che basti avere un figlio, per essere un uomo e non un coniglio?‘ canta Vasco Rossi. Raggiungere una posizione in un’azienda non è sinonimo, in alcun modo, di saper gestire persone e cose, perché per far ciò, in realtà, dovremo aver sviluppato un’attitudine che è quella della responsabilità. Come un padre con il proprio figlio, così ognuno di noi nel raggiungere determinate posizioni deve dimostrare di essere responsabile. Ma cosa significa essere responsabile? Essere sinceri con se stessi e con i membri del proprio team, essere aperti alla diversità di opinione e di genere, essere coerenti intellettualmente (alias: non aver paura di sbagliare e, allo stesso tempo, credere in ciò che si fa), essere capaci di credere e infondere i valori del rispetto per le persone e per le regole, essere capaci di assumere decisioni sui fatti e non sulle opinioni. Un’ultima dimensione della responsabilità nel lavoro è fondamentale, a mio avviso, e merita un capoverso a se stante; per poter infondere negli altri un sentimento positivo di fiducia nei nostri confronti e cioè per poter essere responsabile, dobbiamo dimostrare di poter parlare degli argomenti nostri e altrui con cognizione di causa e l’unico modo per farlo è: studiare!” – Prof. Marcello Fera, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Le Dimensioni della Professionalità: qui l’introduzione e qui l’elenco completo.