Chi vuol muovere il mondo, prima muova sé stesso. (Socrate)
La proattività, ovvero la predisposizione ad attivarsi anticipatamente, prima che emerga l’esigenza di doverlo fare, è una caratteristica molto apprezzata in ambito professionale. Diversamente, è facile riconoscere chi non ha attitudine o interesse a migliorare il proprio ambiente lavorativo dal fatto che il suo atteggiamento sarà quello di reagire solamente a valle di stimoli o ordini di attivazione derivanti da questioni urgenti e non più procrastinabili.
Invece, la proattività agevola anche la pianificazione delle attività, perché l’atteggiamento anticipatorio aiuta a programmare le azioni opportune per tempo. Inoltre, una iniziativa spontanea, se unita con capacità di coinvolgere ed il giusto livello energetico, diventa inevitabilmente l’innesco del meccanismo che smuove l’inerzia dell’organizzazione nel suo insieme. La proattività è strettamente collegata all’attitudine a prendersi le responsabilità per un lavoro che deve essere portato avanti, anche e soprattutto nell’interesse di tutti.
Qualche consiglio
La proattività, a mio parere, appare chiaramente in due diversi atteggiamenti: il primo quando, all’interno delle riunioni, ad un certo punto emerge sempre la necessità di svolgere una attività la cui attribuzione non sia automaticamente predefinibile e tutti i partecipanti – percependo la dimensione del connesso carico di lavoro – temporeggiano nel avanzare qualsiasi proposta, nel timore che qualcuno colga l’occasione per darne evidente apprezzamento e suggerire che il proponente vi dia seguito; in questo contesto, ho sempre ammirato chi ha preso il coraggio a due mani e, alleviando la pena di tutti, si è proposto spontaneamente per risolvere l’impasse.
Il secondo quando, in un momento di confronto interno ad un gruppo di lavoro, scaturisce l’esigenza di portare avanti una data analisi o svolgere un dato compito e qualcuno sorprendentemente ammette che tale analisi o tale compito lui l’ha già svolto, esibendone al volo i risultati (*).
La proattività è qualcosa di estremamente apprezzato in ambito lavorativo. Riflettendo sulla ragionevole evoluzione della situazione in un cui ti trovi, non ti sarà difficile capire che alcune attività andranno fatte in un prossimo futuro: pensa ora a quanto tempo potrai metterci se decidessi di svolgerle in prima persona; ti auguro di trovarti sempre nella condizione di poter concludere che, muovendoti autonomamente, sarai più veloce e più preciso di tutti. A quel punto, tanto varrà anticipare gli altri.
Parimenti, quando ti troverai a dover compiere da solo una serie di attività programmate, se mai ti trovassi ad aver tempo libero il consiglio è di portarti avanti il lavoro: con un po’ di astuzia, attivarti prima che emerga una esigenza non ti condurrà quasi mai a svolgere del lavoro inutile; possibilmente, affronta il problema ed inizia a predisporre la soluzione riservandoti di raffinarla non appena intervengano nuovi elementi ma poniti nella condizione tale che, con un brevissimo preavviso, possa essere tutto già pronto. Ciò ti aiuterà nel livellare il tuo impegno evitandoti il rischio di ritardi ma, soprattutto, ti porterà spesso a terminare ben prima delle scadenze e ciò sarà certamente ammirato.
(*) Hai già letto la sezione sulla curiosità? Se l’hai fatto e sei arrivato a leggere fino all’asterisco ma non conosci il termine “impasse” del precedente capoverso, evidentemente non hai colto il mio suggerimento…. Sai cosa significa impasse? Anche se hai già sentito il termine e ‘forse ti sembra di sapere di che si tratta’, verifica; si tratta di un termine francese che denota una mossa del gioco del bridge: forse non val la pena studiare le regole del bridge per questo scopo ma l’impasse è una mossa interessante perché ha notevoli risvolti strategici. Informati per scoprire come funziona!
L’intervista doppia
In questa intervista doppia Giulia Dello Stritto e Patrizio Lazzaretti mettono in evidenza come questa attitudine sia tanto importante e preziosa, per un professionista, quanto rara e sempre più difficile da riscontrare.
Il parere dell’Accademia
“Essere proattivo significa guardare oltre. Significa riuscire a guardare al futuro oltre le attuali esigenze. Significa capire l’evolvere dei fenomeni, anticiparne l’impatto e garantirne soluzioni adeguate. Questa è una capacità che si può anche sviluppare nel tempo con un adeguato esercizio. Per esempio studiando la Storia al fine di comprendere il perché e il come si sono succeduti gli avvenimenti sociali, scientifici, economici. Non tutto ovviamente si può riuscire a prevedere: non viviamo in un mondo deterministico, ed è questa la nostra fortuna, ciò che permette di essere liberi. Essere proattivo significa riuscire a pensare a diversi scenari e per questi costruire soluzioni adeguate per trovarsi pronti a qualsiasi evenienza. Essere proattivo significa saper giocare a scacchi la partita della vita, iniziando a ragionare sul da farsi secondo le possibili mosse dell’avversario. Ma l’avversario in questo caso non è qualcuno che combatte contro di noi per vincere. E’ semplicemente la nostra stessa vita che evolve e alla quale dobbiamo far fronte per rispondere nel modo più efficace ed efficiente possibile.” – Prof. Marcello Salmeri, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Le Dimensioni della Professionalità: qui l’introduzione e qui l’elenco completo.