Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua. (Confucio)
Una delle caratteristiche più rare da ritrovare in qualsiasi ambito lavorativo, l’orgoglio per il proprio lavoro si alimenta dal senso di appartenenza ad un gruppo, dall’attaccamento al proprio team e dall’autocompiacimento per il contributo che si porta alla propria organizzazione o, meglio, alla società. Quest’ultimo punto prevede il convincimento che il proprio ruolo sia, in qualche modo, utile agli altri. Purtroppo, ciò non è riconosciuto dai più anche se, pensandoci bene, esistono davvero pochi lavori inutili per la comunità.
L’orgoglio per il proprio lavoro ci rende professionisti inesauribili ma anche ammirati dai colleghi e ci spinge ad interpretare l’organizzazione come un insieme inscindibile, abbattendo i muri che delimitano le funzioni e favorendo il lavoro di squadra.
Qualche consiglio
Pochissimi sono i privilegiati che, per una ragione o per l’altra, si sono trovati nella condizione di poter fare il lavoro che amano; ti auguro di riuscire ad arrivare tra questi e poter vivere la contentezza della domenica sera, quando penserai che la mattina dopo potrai di nuovo rimetterti al lavoro. Sembra utopico ma non lo è; certamente, però, non è un traguardo facile ed è fallito dalla quasi totalità delle persone.
Rifletti comunque sul tuo contributo nella società: per ridotta che sia la tua mansione o per piccola possa essere l’organizzazione dove lavori, comunque il tuo lavoro fornisce un apporto determinante. Tu, i tuoi colleghi, i tuoi capi ed i tuoi collaboratori formate una squadra di persone che, nel suo insieme, produce beni o svolge servizi che – in ultima analisi – si riflettono sulla qualità della vita delle persone.
È importante svolgere bene il proprio lavoro non solo per ottenere le meritate gratificazioni ma perché è oggettivamente giusto. Guardati intorno, nell’organizzazione dove operi, riscopri l’orgoglio per quello che fai e pensa che lo stesso orgoglio deve essere condiviso da chi ti sta intorno e lavora con te. Se a loro non è chiaro, faglielo notare tu, con il tuo esempio e con il tuo entusiasmo. Trasmetti la convinzione che fare bene il proprio lavoro non è un dovere morale ma è una forma di realizzazione; è il nostro ruolo nella società.
Questa convinzione ti aiuterà ad eliminare dalla tua testa molti pensieri negativi, dall’invidia alla rivalità, dal contrasto all’ostruzionismo, sia all’interno del tuo team sia all’interno dell’organizzazione e, alcune volte, anche tra organizzazioni concorrenti, nel momento in cui il rispetto per la professionalità altrui supererà qualsiasi campanilismo.
Potrai cambiare organizzazione, potrai cambiare mansione o settore o potrai anche stravolgere la tua vita lavorativa ma in qualsiasi situazione in cui ti troverai dovrai sempre guardare in profondità e trovare la convinzione della ragione dell’esistenza di quel ruolo, di quel team, di quella iniziativa e, in quella ragione, trovare la forza per lavorare sempre meglio.
L’intervista doppia
In questa intervista doppia Antonio Sacco e Francesco Minà ci parlano del perché sia fondamentale essere orgogliosi del proprio lavoro e come questo influenza la propria produttività professionale e l’ambiente che ci circonda.
Il parere dell’Accademia
“Tutto si costruisce mattone dopo mattone o ancora, come diceva Newton, ‘If I have seen further it is by standing on ye sholders of Giants’ . Queste affermazioni che fanno riferimento al miglioramento e al traguardare nuovi obiettivi, traducono in modo efficace quello che deve essere un giusto approccio al Lavoro e cioè: essere orgogliosi di ciò che si fa, in quanto il proprio contributo lavorativo sarà un mattone o una spalla su cui altri poseranno un altro mattone o il proprio piede per guardare oltre. Non essere orgogliosi di ciò che si fa, oltre a portare nocumento all’organizzazione che si avvale di noi, crea in noi uno spirito di insoddisfazione profondo. Il Lavoro occupa molta parte delle nostre vite e delle nostre menti, quindi non essere orgogliosi di ciò che si fa, o addirittura odiarlo, è l’anticamera per odiare se stessi. E’ possibile, pertanto, riconoscere, nell’essere orgogliosi del proprio Lavoro o meno, un elemento discriminante per decidere cosa fare del proprio futuro, anche lavorativo: sei orgoglioso del tuo Lavoro, bene continua e migliora; non lo sei, cambia!” – Prof. Marcello Fera, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”
Le Dimensioni della Professionalità: qui l’introduzione e qui l’elenco completo.