La cosa importante è non smettere mai di domandare. Non perdere mai una sacra curiosità. (Albert Einstein)
Rispetto ad altri argomenti, sulla curiosità si è scritto troppo poco. È una attitudine sempre più rara nelle nuove generazioni che, forse viziate dalle troppe opportunità per ottenere una informazione, evitano di sfruttarne anche una sola. La curiosità è quella preziosa attitudine ad individuare e riconoscere la nostra impreparazione su un concetto, far emergere il nostro desiderio di sapere ed attivarci per soddisfarlo.
Richiede una sensibilità ed una successiva reattività agli stimoli di ogni tipo, unita con l’umiltà di riconoscere il limite del nostro sapere e volerlo superare. Essere curiosi significa farsi delle domande, porsi dei dubbi e cercare immediatamente le informazioni per risolverli. È quella propensione ad evitare di cadere nel pericoloso meccanismo per cui svalutiamo o minimizziamo la nostra ignoranza, confidando che non sarà notata o che questa sia, alla fine, giustificabile.
Qualche consiglio
Sviluppare l’attitudine alla curiosità non è facile ma non è neanche impossibile. Certamente si tratta di una inclinazione che ha un profondo radicamento nell’età evolutiva ed è tanto più sviluppata quanto maggiore è stata la quantità di stimoli a cui siamo stati sottoposti. Ma gli stimoli non terminano con l’età adulta ed, anzi, è proprio man mano che cresciamo che riusciamo a ricercare attivamente gli stimoli intorno a noi.
Non fare l’errore – che spesso vedo tra i miei studenti – di pensare che gli stimoli debbano derivare dal percorso di studio o provengano necessariamente solo dai tuoi docenti: certamente un buon docente è fonte di stimoli ma la crescita prevede una tua partecipazione attiva. Gli stimoli vanno cercati ed il miglior modo di farlo è porsi davanti a contesti nuovi e sconosciuti: ogni volta che fronteggi qualcosa di nuovo, sei forzato a ricercare, conoscere, apprendere. Diversamente, vivere sempre lo stesso contesto significa blindarsi all’interno del proprio mondo che, per quanto possa essere tranquillo ed apprezzabile, è limitato per definizione.
In ambito personale, viaggiare è un ottimo modo per sviluppare la curiosità: non potrai astenerti dal cercare le informazioni sulla costruzione dell’Empire State Building, quando nei suoi corridoi vedrai le foto in bianco e nero degli operai sulle travature e non potrai non ripercorrere la storia delle Geishe quando farai un giro nel quartiere Gion di Tokyo. Ma, senza andare troppo lontano, una persona curiosa si porrà anche il quesito se nella Tomba di Nerone sulla via Cassia a Roma vi sia davvero sepolto l’imperatore romano, visto che storicamente è noto che le sue ceneri furono disperse.
Risulterà scontato, ma i libri sono un ottimo metodo per generare ed allo stesso tempo soddisfare la curiosità. Quindi leggi molto e, soprattutto, non appena incappi in un concetto che non conosci, informati e scopri subito di che si tratta. Fatti molte domande, prima che le stesse possano fartele altri.
L’intervista doppia
Nell’intervista doppia, Alessandro Petrillo e Marco Gioia evidenziano come la curiosità sia il motore della creatività, dell’azione, della generazione delle opportunità e della crescita della conoscenza e della competenza.
Il parere dell’Accademia
“Albert Einstein, parlando di sé, ha detto: ‘non penso di possedere alcun talento particolare; sono solo appassionatamente curioso’. La curiosità è il coltellino svizzero della mente: un grimaldello che ci consente di affrontare i problemi in maniera critica ma senza pregiudizi, e grazie al quale spesso riusciamo ad avere la meglio trovando soluzioni invisibili ai più. Inoltre, la curiosità ci aiuta a mantenere la mente giovane e allenata, ed è uno scudo contro la noia: chi è curioso ha sempre mille domande e non si annoia mai! Sii curioso!” – Prof. Luigi Laura, Università Telematica Uninettuno
Le Dimensioni della Professionalità: qui l’introduzione e qui l’elenco completo.